Un Natale anticipato è sbarcato su una piattaforma di streaming prima ancora che inizi la stagione delle luminarie: il 3 ottobre Amazon Prime Video ha pubblicato il primo episodio di Sanda, il nuovo anime prodotto da Science Saru. Non è una svista di calendario: la serie è pensata come una sorta di origin story di Santa Claus, un racconto che riscrive la figura del portatore di regali in chiave distopica e violenta. Le prime due puntate sono già disponibili, con un ritmo di pubblicazione settimanale e un dubbing in italiano completo fin dal debutto. Il tono iniziale è subito chiaro: non si tratta di una versione natalizia per famiglie, ma di un’opera che mescola humor nero, battaglie fisiche e una riflessione sociale sul ruolo dell’infanzia nella società.
La genesi dell’anime e la serializzazione
Sanda nasce dall’adattamento dell’omonimo manga di Paru Itagaki, l’autrice nota per Beastars, e la serializzazione sulle pagine è già completa con 16 volumi pubblicati tra il 2021 e il 2024. Questo dato è rilevante: significa che lo studio ha a disposizione una base narrativa solida per pianificare stagioni senza forzature. Le puntate finora rilasciate servono a introdurre personaggi e regole del mondo, mentre il formato settimanale lascia il tempo allo spettatore di assimilare richiami e misteri. Un dettaglio che molti sottovalutano è la scelta del doppiaggio: avere una versione italiana pronta fin dall’inizio aiuta la ricezione della serie nel nostro mercato, specie per un prodotto che mescola registri diversi e richiede sfumature vocali precise.
La decisione di collocare la prima stagione su Amazon Prime Video e di distribuirla con frequenza regolare sottolinea l’intenzione di costruire attesa e conversazione attorno alla serie. Il conteggio degli episodi è pragmatico: la prima stagione è stata annunciata con 12 episodi, un arco che dovrebbe permettere di svolgere l’intreccio principale senza dilatazioni arbitrarie. Nel complesso, la partenza è gestita con attenzione produttiva e un’aspettativa di continuità che interessa sia chi ha letto il manga sia il pubblico generalista.

Il mondo di Sanda: regole, conflitti e origini
La storia è ambientata nel 2080, in una Terra alternativa dove la figura di Santa è reale ma ridotta a un titolo dinastico: i Santa sono eredi di un potere che, nel protagonista, è stato perduto da tempo. In questo futuro climatico le stagioni si sono invertite, il 25 dicembre è un giorno di scuola caldo e la demografia punta verso un’infanzia iperprotetta. Il risultato è una società che ruota attorno ai minori: i bambini sono viziati, iper-controllati e isolati in strutture pensate come scuole anti-trauma. Un fenomeno che in molti notano soprattutto nelle aree urbane, dove i modelli educativi diventano sempre più specialistici.
La svolta narrativa arriva in un 25 dicembre apparentemente ordinario: Sanda viene accoltellato da Fuyumura, una compagna di classe che sta eseguendo un rituale per evocare Santa. Il gesto è funzionale: Fuyumura ha scoperto che Sanda è un discendente dei Santa e ha bisogno che il sangue del ragazzo renda rossa la sua maglietta per completare il rito. Il piano funziona e Sanda si trasforma in una figura fisicamente sovradimensionata, con barba folta e poteri sorprendenti: rigenerazione, super-forza e resistenza al fuoco, attributi che ricompongono l’archetipo di Babbo Natale in chiave bellicosa.
Dietro questo atto c’è una motivazione personale: Fuyumura cerca di ritrovare Ichie, la sua migliore amica scomparsa e dichiarata morta senza un corpo dai detective. La dinamica iniziale fra i due costituirà la spina dorsale emotiva della trama, mentre appare già un antagonismo più vasto: una squadra misteriosa sembra intenzionata a impedire il ritorno del Santa. Questo introduce un conflitto su più livelli, tra tensioni private e interessi collettivi che mirano a controllare una figura dotata di potere.
Prime impressioni: ritmo, stile e prospettive
Le prime due puntate mostrano un worldbuilding audace, capace di mescolare una distopia appena accennata con momenti di humor nero e scene di combattimento piuttosto esplicite. La scrittura non risparmia spiegazioni quando necessario, ma evita di appesantire il ritmo generale: ci sono sequenze che funzionano come introduzione e altre che lanciano immediatamente la posta in gioco. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è la resa del contesto sociale, che qui diventa quasi un personaggio a sé stante.
Dal punto di vista visivo, lo stile visivo adottato da Science Saru per Sanda si discosta da opere recenti dello studio: il tratto è più grezzo, talvolta “sporco”, e le animazioni possono apparire leggermente legnose nelle transizioni. Le semplificazioni dei corpi in forme più geometriche emergono soprattutto nelle scene d’azione, dove però la regia compensa con montaggio serrato e inquadrature statiche di forte impatto. Queste scelte suggeriscono un bilanciamento fra ambizione estetica e vincoli di budget, e al contempo offrono freschezza rispetto a uno standard visivo troppo levigato.
La componente di azione è marcata: i combattimenti sono fisici, spesso brutali, e la violenza non è edulcorata. Questo elemento segna la distanza dall’immagine tradizionale di Babbo Natale e potrebbe polarizzare il pubblico. Restano aperti alcuni interrogativi sullo sviluppo: quanto a lungo il concept resisterà senza perdere verve e come verrà gestito il ritmo narrativo lungo gli episodi successivi. A conclusione di queste prime puntate, rimane però la sensazione che Sanda abbia il potenziale per diventare una serie solida, capace di tenere alta l’attenzione fino alla chiusura del suo ciclo stagionale.
